Città sant'Angelo (PE): Confraternita

La sede confraternale (notizie dal sito della Prefettura di Pescara)

Dove si trova: la chiesa si trova a Città Sant'Angelo in largo Pasquale Baiocchi, sullo sfondo dei giardini pubblici, adiacente il presidio sanitario locale, che oggi occupa l'area un tempo adibita a convento.
 
Fondazione: su questa porzione di terreno, denominata "colle di Santa Chiara", sorse nel XIII secolo un insediamento di Clarisse. Il luogo, posto al di fuori dell'antica cerchia muraria della città, si rivelò poco sicuro per le religiose che vi rimasero fino alla metà del Trecento, quando il convento venne gravemente danneggiato dall'assalto dei mercenari guidati da Fra Monreale di Provenza. In seguito all'ennesimo episodio di violenza, le Clarisse ottennero l'autorizzazione per l'edificazione di un nuovo monastero, all'interno del centro abitato.
L'insediamento fu ripopolato solo nel XVI secolo, dai Minori Osservanti che, grazie ad un Breve di Pio II, ottennero di riadattare e ampliare il convento con l'annessa chiesa, che venne intitolata a san Bernardino. Nel 1627 vi arrivarono i Padri Riformati, detti anche zoccolanti, che continuarono a modificare la struttura del monastero fino al XIX secolo.
Architettura: la chiesa presenta una facciata timpanata e intonacata, di stampo neoclassico: le lisce paraste, due per lato, affiancano l'ingresso ad arco ribassato e un finestrone, al di sopra del quale corre una prima cornice marcapiano, meno sporgente della seconda, mistilinea e posta poco più in alto. Il fianco visibile della chiesa e il bel campanile, invece, sono caratterizzati da un rivestimento di mattoni a vista.
Varcato l'ingresso, si accede ad un nartece o piccolo atrio, e da qui alla chiesa: composta da un'unica navata con copertura a crociera e abside quadrata, è interamente decorata con stucchi di epoca barocca. Sopra l'ingresso si trova la cantoria, mentre a sinistra si aprono due profonde cappelle e, di fianco all'altare, il vano della sacrestia, anch'esso voltato a crociera. Nonostante la struttura così semplice, le pareti della chiesa sono animate da nicchie, edicole, altari e arredi sacri.

Opere d'arte: rimangono poche tracce delle origini trecentesche del complesso monastico: innanzitutto, il bel portale a laterizi policromi dell'ingresso, probabilmente ascrivibile all'antico oratorio delle Clarisse, decorato nella fascia più esterna da protomi leonine alternate a rosette; inoltre, le fonti attestano l'esistenza, almeno fino agli inizi del Novecento, di un ciclo di affreschi risalente, in gran parte, al XIII secolo, collocato nel chiostro del convento e oggi andato completamente distrutto.
D'altra parte, entrando nella chiesa di sant'Antonio, si è subito colpiti dall'ininterrotto tessuto di stucchi colorati che accompagna la partitura architettonica di archi, finestre, nicchie e volte. I colori dominanti sono il giallo, il rosa e l'azzurro; in particolare, spiccano gli altari caratterizzati da una elaboratissima decorazione e da una medesima impostazione a colonne binate, lisce o tortili, che sostengono timpani spezzati per accogliere edicole raffiguranti santi, in un tripudio di puttini, cornici, decorazioni fitomorfe, cartigli e stemmi. L'insieme dei motivi e delle soluzioni adottate, rimanda al bagaglio culturale che le maestranze lombardo-ticinesi portarono nell'area costiera abruzzese tra il XVII e il XVIII secolo, declinando le forme barocche con un gusto spiccatamente rococò.
Il primo altare a destra, ospita una tela di autore ignoto raffigurante la Madonna col Bambino, sant'Anna e san Giuseppe; questi offre un frutto a Gesù, mentre due angeli, in alto, intrecciano corone di fiori. Sullo sfondo, si intravedono una struttura architettonica, degli alberi e un paesaggio cittadino; in basso a sinistra, invece, il pittore ha inserito un curioso dettaglio domestico: un esempio di lavorazione al tombolo, con tanto di fuselli. Di seguito, in una nicchia, sempre decorata da cornici e puttini in stucco, è collocato un busto reliquiario restaurato di recente, contenente una reliquia di sant'Antonio, dono dell'omonima Basilica di Padova. Non si tratterebbe, però, del santo portoghese, bensì di san Bernardino, titolare della chiesa, anche perché secondo la memoria locale, il busto sosteneva il tipico ostensorio con il cristogramma, andato purtroppo perduto. Sulla stessa parete, seguono un altare dedicato a Sant'Antonio abate e due nicchie con statue di santi. Alle spalle dell'altare maggiore, si trova un dipinto dell'Immacolata Concezione tra gli angeli, affiancata dalle statue ad altorilievo di san Francesco con il crocifisso, a sinistra, e di san Bernardino con l'ostensorio, a destra.
Dalla zona absidale, si accede alla sacrestia, nella quale si conservava una tempera su tavola del XV secolo raffigurante san Michele, opera del cosiddetto "maestro di Caramanico". Il dipinto è entrato a far parte delle collezioni del Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila, duramente colpito dal terremoto del 2009, e fa parte, quindi, di quella folta schiera di opere d'arte in attesa di restauro e sistemazione. Nella prima cappella a sinistra dell'ingresso, infine, si conservano le reliquie di san Felice martire, provenienti dalla cattedrale, mentre nella seconda, campeggia l'altare dedicato a sant'Antonio: ricchissimo nella decorazione, presenta due grossi vasi di fiori in stucco e, in alto, un'edicola raffigurante san Michele, patrono della cittadina; la statua è una "conocchia", ovvero una statua vestita, e presenta gli attributi tipici del santo.

Stato attuale: la chiesa è stata restaurata di recente grazie alla rinata Confraternita di sant'Antonio. È aperta al culto, anche se saltuariamente.

 

 

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