Bitetto (BA): Pia Unione aggregata

La P.U.S.A., che nel 2012 ha compiuto i suoi primi sessant’anni, si compone esclusivamente di più di 500 donne ed è aggregata all’Arciconfraternita dal 2007. Attiva con varie iniziative durante tutto l’anno è particolarmente solerte nel solennizzare il periodo antoniano con l’organizzazione di numerosi momenti religiosi ma anche civili: dalla processione eucaristica con la partecipazione degli ammalati alle preghiere spontanee al Santo da parte dei bambini e il volo dei palloncini bianchi, dall’affidamento della comunità a sant’Antonio il 2 giugno – Festa della Repubblica issando e sventolando il tricolore all’offerta degli ori “ex voto”.

Nel 2012, poi, è stato organizzato, per la prima volta, il 12 giugno, analogamente a quanto avviene a Padova nel quartiere dell’Arcella, un corteo storico rievocativo del pio transito del Santo, che ha recato per le vie cittadine una sua antica immagine adagiata su un ricco carretto trainato a braccia; iniziativa replicando in crescendo negli anni successivi.

La P.U.S.A. ha sede pressola Chiesadi Santa Maria “La Veterana”, situata in fondo al Corso Garibaldi fuori dalle mura della vecchia Bitetto. Si tratta del più antico insediamento cittadino dedicato al culto della Beata Sempre Vergine Maria, già chiesa di un antico casale fortificato lungo la via verso Grumo Appula. Lo stemma incassato nella facciata, se realmente appartenne a Mons. Marino Scicutella, permetterebbe di datare la ricostruzione della chiesa agli anni del suo episcopato che vanno dal 1294 al 1300. Nel 1585, con l'approvazione del Papa Sisto V, la chiesa venne ceduta ai padri conventuali ma nel 1652, con bolla di Papa Innocenzo X, il monastero venne soppresso. Solo più tardi, nel 1713, fatti eseguire alcuni lavori di consolidamento, i conventuali tornarono ancora per sessanta anni in quel monastero di cui oggi si sono perse le tracce.

L’interno è arricchito da tre cicli di affreschi uno a tema mariano, uno cristologico e il Giudizio giunti ai nostri giorni solo parzialmente ma ancora di grande suggestione e valore pastorale.

Meritevoli di menzione sono anche gli altari in legno, preziosamente intagliati, dipinti di verde-azzurro e ricoperti con foglia oro. 


 

Il beato Giacomo Varingez

In Bitetto, nel convento dei Frati Minori, si venerano le reliquie del Beato Giacomo, frate laico originario della Dalmazia, verosimilmente Zara che morì intorno al 1485-90.

In una data imprecisata partì dalla terra natia e approdò a Bari, dove sostò per qualche tempo nel convento di S. Pietro, ora distrutto. Non si conosce esattamente la ragione che lo spinse a lasciare la terra dei padri e neppure quella che lo convinse a rimanere in Puglia tra vari eremi e conventi. A Bitetto arrivò già in età avanzata.

Non era sacerdote e probabilmente non aveva titoli di studio. Si esercitò umilmente in tutti gli uffici manuali (questuante, ortolano, cuciniere) e quanto più cercava di nascondersi e sfuggire a ogni attenzione tanto più la sua santità richiamava la gente.

Il Beato è stato protagonista di due spaventose epidemie di peste; nella prima, del 1482, fu consolatore instancabile degli appestati; nella seconda, del 1656, fu salvatore della città di Bitetto, che allora, per gratitudine, lo elesse suo compatrono e protettore.

La sua fama di santità si accese una ventina di anni dopo la sua morte, quando il suo corpo fu trovato, nel sepolcro comune dei frati, ancora colorito, flessibile e incorrotto.

La causa di canonizzazione, iniziata nel 1629, dal vescovo locale Michele Masserotti, fu ripresa e conclusa dal vescovo Onofrio Odierna. Nel 1700, Clemente XI lo proclamò Beato in considerazione del suo culto immemorabile.

Il corpo incorrotto è conservato nella Chiesa conventuale all’interno di un’urna in vetro e bronzo dorato realizzata dall’architetto bitontino Luigi Sylos nel 1913, dopo la ricognizione canonica del 15 maggio.

I chiostri del convento, visitabili, presentano numerose illustrazioni di fatti prodigiosi della vita del Beato. Il Convento fu fondato nel 1432. Per circa due secoli lo abitarono i Frati Minori Osservanti, che nel 1625 lo cedettero ai Frati Minori Riformati, che vi rimasero fino alle soppressioni degli Ordini religiosi del 1866. Nei decenni successivi a gestire i locali fula Confraternitadel purgatorio mentre i frati vi fecero ritorno solo nel 1908.

A proposito delle reliquie del Beato Giacomo si narra un aneddoto nel contempo macabro e simpatico. Nel 1619 la duchessa di Gravina si fece aprire l’urna per venerare il Beato. Colse l’occasione per amputargli con un morso un dito per potersi così procurare una reliquia personale. Un terribile fortunale si abbatté tuttavia su Bitetto impedendole di ripartire. Letto l’evento come una monito dal cielo confessò il suo misfatto e restituì il dito unendolo ad un reliquiario in argento. Ancora oggi quel dito è conservato separatamente dal resto del corpo e viene condotto in processione per le vie cittadine in occasione della festa del Beato il 27 aprile. 


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