42° Premi della Bontà Sant’Antonio di Padova
Tema: In un mondo dove il male sembra la via facile per vincere, perché tu vuoi comunque seguire la strada giusta anche se più difficile?
ezione Narrativa
Scuole Primarie
Primo classificato – Riccardo DESTRO
della classe V b della Scuola Primaria “Collegio Dimesse” di Padova
Ogni persona, anche per quanto ho visto finora nella mia vita sceglierebbe sempre la via più facile, però la via migliore molto spesso è quella più difficile e più scomoda.
È importantissimo imparare le leggi e osservarle, ma quando devi pagare, per esempio, la bolletta della luce,dell'acqua,del gas..,le tasse, faresti volentieri a meno. Se sei un bravo studente diventerai più colto di altri,imparerai cose nuove e sarà anche interessante conoscere sempre di più, ma intanto bisogna fare ogni giorno la fatica della scuola:ascoltare, fare i compiti, studiare..e qualche volta è più facile trasgredire questo nostro impegno quotidiano.
Per essere un buon cristiano devi sentirti vicino a Dio e non bisogna mettere le cose materiali al primo posto,ma per mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù e vivere come ci ha insegnato Lui, é necessario esser molto ubbidienti! Al mondo ci sono persone che hanno tanti soldi e per loro sarebbe facile aiutare quello che non ne hanno, eppur non fanno niente,c'è anche chi ha meno,ma quando vede qualcuno che è povero,anche se gli dispiace privarsi di quello che ha, li aiuta lo stesso. Ci sono anche persone che, vestiti da clown, vanno negli ospedali a far ridere i bambini che hanno delle malattie incurabili;si dice che rider fa bene, perciò quei giovani dedicano del tempo libero per rendere più sereni i piccoli malati. Sarebbe più comodo andare a divertirsi come tutti gli altri, ma loro scelgono di fare qualche sacrificio o rinunciare,in cambio, però godono di far felice chi sta soffrendo!
Quando si diventa grandi,può succedere di non trovare lavoro ,ma alcuni, piuttosto di rubare e di creare molti problemi alla società, si adattano a fare lavori umili, sottopagati e si accontentano. Sarebbe logico magari aver tanto studiato, trovare un impiego ben retribuito ma, invece di lamentarsi tanto,qualcuno pensa che sia più giusto darsi da fare per vivere con onestà.
Le regole stradali sono di essenziale importanza e non basta conoscerle,bisogna rispettarle,ma alcuni fanno i furbi e le trasgrediscono, causando danni e talvolta anche la morte durante gli incidenti. Ci sono anche persone che spacciano la droga; sono convinte che questa sostanza dia uno sballo felice, però danneggia e uccide il cervello.
Nel mondo gli onesti resistono alla tentazione di diventare ricchi in modo facile e disonesto. É difficile soprattutto perdonare, specialmente quando si tratta di qualcuno che ha ucciso o ci ha fatto del male. Ci viene più spontaneo vendicarci, pensare che la punizione é quanto merita chi ha compiuto azioni cattive, ma sanno anche solo nel proprio animo,perdonare dimenticare o scusare il torto ricevuto, godere la pace interiore del cuore buono. Andare incontro così è frutto non solo di una volontà forte, di una coscienza retta ma specialmente é un dono del Signore, che ci ha insegnato a non tenere conto delle offese,non solo, ma ci ha dimostrato come si perdona.
Bisogna allenarsi o da adulti sarà molto difficile fare sempre le scelte giuste.
Secondo classificato – Federico PAESANI
della classe V della Scuola Primaria Paritaria “S. Maria Goretti” di Roma
Il male, fin dall'antichità, è sempre esistito; dal peccato di Eva ad oggi. Infatti nella storia, tra guerre e scontri, c'è sempre stato qualcuno che ha preferito seguire la strada sbagliata con il diavolo e la sua violenza, le sue tentazioni e la sua cattiveria piuttosto che quella giusta della conciliazione e di Dio.
Io credo che si debba seguire il Signore anche nel caso si presentino delle difficoltà, perché è l'unico modo per essere veramente felici e soddisfatti delle proprie azioni senza avere ricompense. Dopotutto per seguire la strada giusta bisogna impegnarsi di più ma in questo modo si possono raggiungere pienamente gli obiettivi che ci si è posti. Il male ha sempre provocato danni (piccoli o grandi) e non ha mai risolto niente, sia si parli di quanto succede alla società o nella vita quotidiana. Quando alla sera vedo il Tg mentre lo guarda mio padre, noto che la gente usa la violenza per difendere quelli che crede essere i propri diritti, cosa che secondo me è sbagliata perché la stessa idea può essere espressa pacificamente.
Gesù ci ha insegnato a trovare la via della pace e soprattutto a vivere in armonia con gli altri. Purtroppo al giorno d'oggi questo avviene sempre più raramente. Come nel 2001 quando un gruppo terroristico di nome Al Qaeda fece crollare le Torri Gemelle a New York. Un attentato che ha provocato la morte di migliaia di persone fra cui numerosi vigili del fuoco che hanno tentato di salvare coloro che erano rimasti intrappolati nelle Torri; quelle morti hanno portato solo un dolore immenso ai familiari delle vittime e a tutta la società senza che le presunte ragioni dei terroristi siano venute fuori.
Una storia che non ha mai smesso di ripetersi neanche recentemente, con gli attentati di Parigi (in teatro, il Bataclan, in uno stadio e in un ristorante) e in Siria per mano dell'Isis. Purtroppo anche questo non ha risolto nulla, ma ha peggiorato i già difficili rapporti tra Oriente e Occidente.
Questi sono i fatti riguardanti la società, ma c'è anche la vita di tutti i giorni di ciascuno di noi. Tocca infatti a tutti scegliere tra strada giusta o sbagliata con la consapevolezza che ci sono delle conseguenze che spesso coinvolgono anche coloro che ci sono vicino e a volte lontano. La via del perdono che ci ha mostrato Dio dovrebbe aiutarci a vivere insieme agli altri nella tolleranza nei confronti di tutti.
Naturalmente la strada sbagliata è sempre quella più facile; un ladro, ad esempio, segue la strada sbagliata cioè rubare, il che è più facile che lavorare onestamente.
Di esempi se ne potrebbero fare a centinaia, ma basta citarne solo un altro: un giovane vuol diventare dottore però invece che studiare medicina compra illegalmente la laurea, ma così non potrà curare nessun paziente e potrà fare solo danni.
Studiare è difficile e richiede sacrificio, costanza e volontà però ha anche moltissimi lati positivi: si conoscono più cose, si può avere un bel mestiere e guadagnare dei soldi, ci si dà delle risposte.
Scegliere la strada giusta è una responsabilità di tutti, grandi e piccoli. Ognuno di noi può contribuire alla costruzione di una società migliore. E in fondo, se ci pensiamo bene, è anche la scelta più conveniente perché è una scelta che ci fa stare bene con noi stessi, con la nostra coscienza e con Dio.
Il male non potrà mai raggiungere questi risultati, se non nell'anima di coloro che scelgono volutamente di fare del male agli altri.
Lo sterminio degli Ebrei é stato esattamente il frutto di un uomo votato al male, che pensava di raggiungere i propri obiettivi in questo modo: Hitler. Credendo che la sua razza fosse superiore, uccise milioni di Ebrei nei campi di concentramento.
Non ho parlato di tutti questi esempi e fatti storici per niente, ma per dimostrare quanti danni può provocare il male e che si deve esser corretti anche nelle cose piccole; ovviamente non pensando di poter scatenare un danno gravissimo facendo un errore, ma credendo di fare qualcosa per se stessi e per gli altri.
Scuole Secondarie di Primo Grado
Primo classificato – Giulia MALESANI
della classe III A Scuola Sec. di I gr. “Don Bosco” di Verona
Partiamo da una domanda che può sembrare banale,ma che in realtà non lo è affatto:che cosa è il male? Fin da quando eravamo piccoli, ci hanno insegnato a fare distinzione tra il bene e il male, tuttavia ad oggi la società non ci permette di capire chiaramente che cosa è bianco e che cosa è nero, perché in mezzo ci sono un miliardo di sfumature di grigio che ci rendono più consapevoli, ma allo stesso tempo ci confondono. Credo che tutti da bambini, abbiamo imparato che è male rubare, ma non è grave solo il furto di oggetti, allo stesso modo è grave il furto dell'identità, della libertà di esprimersi, della possibilità di essere semplicemente noi stessi. Ci hanno mostrato come sia male commettere atti di violenza, ma siamo arrivati con il tempo a comprendere che è e sbagliato commettere atti di violenza anche psicologica perché è dannosa quanto quella fisica; ci hanno insegnato che è sbagliato dire bugie, falsità sul nostro conto, ma soprattutto su quello delle altre o sono, ingiuriandole, perché potremmo ferirle e offenderle nel profondo. Non parliamo poi dell'egoismo smisurato di alcuni, che sta portando il nostro mondo su una via oscura, dove notiamo i cambiamenti climatici, l'incremento delle polveri sottili, la drastica riduzione delle foreste e via di questo passo, il perseguir comodità personali si sta ripercuotendo su tutto il nostro pianeta e soprattutto sulle persone il deboli, più povere, che sono costrette a combattere una battaglia che non hanno cercato, per di più senza armi. Capiamo da questi esempi e da queste piccole considerazioni dunque, che il male non è sempre facile da riconoscere e spesso ci odiamo nelle numerose strade sbagliate prima di riconoscere quella giusta. Ogni giorno però, quando mi alzo dal letto e non mi piace quello che vedo e l'ambiente in cui vivo, capisco che è il momento di fare qualcosa, di agire in prima persona. Il problema è che poi, nella maggior parte delle volte, ci ripenso bene e mi chiedo: "ma chi vuoi che sia quel pazzo che starà a sentire le idee di una tredicenne qualunque? Come potrà mai una ragazzina pretendere di cambiare il mondo? Una cosa così grande, da una persona così piccola … chi sono io per il mondo? Nient'altro che una unità su sette miliardi". E così decido di lasciar stare. Questa volta è stato diverso. Come quando ero piccolina e i miei genitori mi indicavano la strada giusta, anche in questa occasione ho incontrato qualcuno che ha saputo dare voce alle mie idee per costruire un mondo migliore; si tratta del mio professore di religione Don Michele. Un giorno è entrato in classe "armato" della sua valigetta in una mano, come al solito, e nell'altra mano, un dvd. Si è seduto alla cattedra e ha fatto partire lo spezzone di un film, di cui sinceramente non ricordo il titolo, in cui un professor spiegava ai suoi alunni un progetto, che avrebbero dovuto realizzare per cambiare, seppur secondo le loro possibilità, il mondo. Nessuno di noi, aveva capito le intenzioni del Don in quel momento ma, finita la scena, ci fu tutto un po' più chiaro: anche noi avremmo dovuto realizzare un progetto per dare il nostro contributo per un mondo migliore. Il progetto "cambiare il mondo: adesso tocca a te" ha previsto che fossimo suddivisi in cinque gruppi misti, maschi e femmine. Ogni gruppo doveva proporre, pubblicizzare e realizzare un progetto i cui risultati andassero a beneficio di qualcun'altro. Un gruppo ha deciso di realizzare una tombola in una casa di riposo, un altro di aiutare dei bambini in una scuola materna a realizzare dei lavoretti per Natale, un terzo ha scelto di raccogliere dei giocattoli per poi impacchettarli e regalarli a Natale ai bambini di una Casa Famiglia. Io e il mio gruppo invece abbiamo realizzato un altro progetto: la vendita dei dolci. Ciascuno ha selezionato a casa alcune ricette golose, che poi abbiamo valutato tutti assieme un sabato pomeriggio ci siamo trovati a casa di un compagno e ci siamo messi a cucinare biscotti, torte, muffin, crostate ... insomma di tutto e di più, realizzando alla fine cinque teglie di dolci. Con il passaparola, nei corridoi della nostra scuola abbiamo fatto spargere la voce. Il lunedì è il martedì della settimana seguente, una volta stabiliti i prezzi, ci siamo posizionati all'interno della nostra scuola, in cortile, a vendere questi dolci. Siamo stati soddisfatti della cifra raccolta e così io, come rappresentante del g pupi mi sono incaricata di prendere la somma, metterla in una busta e consegnarla all'associazione che avevamo scelto: ossia un gruppo di volontari della parrocchia di San Martino di Avesa che, con i soldi ricevuti da noi, ha potuto aiutare delle famiglie italiane con problemi economici o finanziari. Sono consapevole d fatto che non si è trattato di una grande attività;non abbiamo rivoluzionato il mondo,non abbiamo cambiato il corso della storia,ma è stata un'opportunità che abbiamo avuto per muovere un piccolo passo in questa società. Secondo la teoria dell'"effetto boomerang"ciò che ci è stato regalato, noi doniamo agli altri secondo le nostre possibilità; anche se è un piccolo gesto può innescare un pensiero simile nelle persone, magari essere l'incentivo per qualcuno che aspettava l'occasione per mettersi in gioco. Potrebbe anche non aver cambiato nulla, ma noi ci abbiamo messo tutto l'impegno di cui siamo stati capaci. Ci abbiamo speso del tempo,ed è volato perché lo abbiamo investito in gruppo, insieme. Tutto quello che abbiamo fatto non ci è stato imposto da nessuno; lo abbiamo scelto perché lo volevamo e questo ha reso tutto un po' più speciale. Il progetto,oltre ad essere stato divertente,è stata un'esperienza che ci ha aiutati nell'orientamento scolastico e non solo; ci ha stimolati a riflettere su"cosa vogliamo fare della nostra vita",su "chi voglio essere". Il progetto:"adesso tocca a te"ha reso felici persone che non conosciamo, ma che avevano bisogno di un pizzico di serenità in più,la loro gratitudine e il pensiero dei loro sorrisi hanno reso più felici noi;e non è cosa da poco!
Il volontariato è comunque una delle tante strade su cui il bene cerca di indirizzarci, perché ci vede protagonisti e artefici della nostra felicità, non egoisticamente ma attraverso l'altro è, nonostante abbiamo speso tempo ed energie,ne siamo stati felici e lo abbiamo fatto volentieri, con tutto il cuore. Neanche il bene è sempre facile da riconoscere,ma quando lo trovi, ti riempie di felicità e ti realizza in qualche modo, ti appaga. L'onestà, la verità,la purezza, la coerenza con se stessi e le proprie decisioni,la fiducia nelle persone e la Fede portano alla nostra serenità e alla nostra felicità e quindi lo riconosciamo come bene. Tutto quello che ci rende felici è bene a meno che non vada a discapito della felicità di qualcun'altro. La strada per la felicità non è semplice per niente,è personal, è lunga, tortuosa;si incontrano sempre delle difficoltà si è davanti a delle scelte tutti i giorni, ma una volta raggiunta la felicità, quella vera,nessuno la può levare. Per me la felicità esiste quando vedo felice qualcuno a cui tengo,quando rendo io stesa felice qualcun altro, quando faccio qualcosa che mi appassiona, quando condivido un lezzo della mia strada con qualcuno. Quando riesco a realizzare me stessa sentendo la serenità di chi mi sta intorno. Sono convinta che ci sarà sempre un po’ di male anche nel bene e un po' di bene anche nel male (un po' il concetto dello Ying e dello Yang), ma la vera maestria sta nel saper riconoscere il male ed evitarlo,oppure attraversarlo con il sorriso,perché nessuno deve toglierci la felicità nemmeno l'inevitabile fatica.
Amo essere felice ed è per questo che cerco di scegliere il bene,perché mi fa stare in pace con me stessa e con le altre persone e perché, visto che è più difficile, quando arrivò in cima, mi dà più soddisfazione. Metto sempre anima e corpo in quello che faccio e so che così si esprime quello che porto nel cuore. Non nego che c'è il rischio di restare delusi e cadere da più in alto fa più male ma me ne assumo la responsabilità. Anche questa è una scelta ed è la mia.
Secondo classificato – Sara DI PATRIZIO
della classe II A della Scuola Sec. di I gr. “Madonna della Neve” di Roma
Ogni essere umano è libero di scegliere la via del bene o la via del male. Sta a noi decidere quale via imboccare, sta a noi scegliere se bussare alla porta della felicità o della tristezza. Finché noi siamo piccoli sono i genitori ad avviarci sulla via del bene, ci istruiscono e ci aiutano a capire la distinzione tra bene e male.
Già nel triennio della scuola media possiamo cominciare a fare le nostre prime scelte sempre sotto la guida dei genitori, degli insegnanti e di tutte l persone che ci vogliono bene e che vogliono solo il meglio per noi. È anche vero che a questa età,noi ragazzi, siamo portati a seguire maggiormente gli amici rispetto ai genitori, ma ci dobbiamo ricordare che gli amici non sono sempre "veri". Io amo avere amici, ma quando mi trovo con loro e mi capita di scegliere tra le varie loro proposte, mi tornano in mente le esortazioni di mamma e papà e cerco di decidere in base ad esse. Io scelgo di seguire sempre la via del bene, anche se inizialmente è difficile,poi mi sento soddisfatta,felice e con l' anima pulita e leggera. Nella vita chi sceglie il male pensa che sia la via più facile per arrivare al potere o alla ricchezza, pensa che vivere da milionario sia più importante che fare la cosa giusta: ma non è così. Il male e la via più facile perché ci fa oltrepassare gli ostacoli non affrontandoli, ma girandoci intorno tramite scorrettezza; invece, affrontare i propri ostacoli e confrontarci direttamente con noi stessi con le nostre paure i nostri timori, ci aiuta a crescere, a diventare grandi e ad apprezzare meglio ciò che la vita ci dà, perché, così facendo, capiamo che non tutto ci è dovuto e che per ottenere qualcosa bisogna impegnarsi al massimo. Per varcare la porta che ci dice al sentiero del bene c è un solo modo: seguire la propria coscienza ed ascoltare il proprio cuore: non fallisce mai! In classe ho letto, insieme ai miei compagni, l'articolo all'ultima pagina del quotidiano Avvenire dell'undici febbraio, intitolato "Scuola di vita contro scuola di ladri". Racconta di alcuni ragazzi arrestati per aver commesso vari crimini dopo un allenamento sul campo in una vera e propria scuola di ladri. L'articolo, aveva inoltre un'altra "faccia": lo stesso giorno un gruppo di ragazzi aveva vinto un premio nello sport del canottaggio. In tutte e due i casi si tratta di ragazzi giovanissimi che lottano per raggiungere i propri obiettivi. Nel primo caso però i loro "sforzi” sono stati vani,mentre nel secondo i ragazzi hanno raggiunto il proprio obiettivo in modo onesto. Io sceglierò sempre in futuro, la via del bene perché anche se inizialmente è più difficile poi ci gratifica e ci ricompensa pienamente. Però, a volte, mi capita di passare dalla strada del bene a quella del male senza nemmeno accorgermene, magari litigando con un compagno;l'importante è tornare sui propri passi, correggersi e non rifare più lo stesso errore.
Se un mio amico è triste,gli sto accanto,se ha preso un brutto voto,lo consolo,se è infelice,cerco di fargli tornare il sorriso in volto: è così che io cerco di rimanere sulla strada giusta;inoltre,seguendo gli insegnamenti del Papa,facendo l'elemosina ai poveri, regalando giocattoli ai più piccoli o anche semplicemente donando un sorriso a chi si sente triste e solo, rendo felice me e chi mi sta accanto. È importante non seguire mai gli sconosciuti e chi mi vuole portare sulla cattiva strada. È giusto aiutare e sostenere economicamente le associazioni che si occupano della cura dei disabili o dei bambini in Africa o anche degli animali abbandonati. Io credo che il mondo possa cambiare, che possa vincere il bene in una battaglia senza armi;che un giorno, le generazioni future,possano vivere tutte in pace ed in armonia. L'amore e l'amicizia sono legami forti che possono contrastare la disonestà e l'illegalità. Niente è perduto per sempre e,finché resteremo uniti e confideremo nell'aiuto di Dio, potremo sconfiggere il male perché l'Unione fa la forza.
Bisogna decidere con coscienza da che parte stare, se unirsi al bene o al male,perché anche la nostra presenza può fare la differenza.
Scuole Secondarie di Secondo Grado
Primo classificato – Guglielmo SANTERO MORMILE
della classe I A Liceo Scientifico Salesiano “San Lorenzo” di Novara
Seguire la strada giusta anche se più difficile è ciò che di solito viene definito “fare il bene”. Tutto sta nel capire quale significato attribuisco a questa parola. “Fare il bene”, poi, si declina tutti i giorni anche nel “fare bene” le cose che si devono compiere e nel “voler bene” alle persone che ricevono queste attenzioni. Cosa intendo per bene? Non vorrei parlare del bene fisico, meglio detto benessere, che riguarda il mio stato di salute e il mio buonumore, ma del bene spirituale, che ha come campo di gioco la vita presente con premio finale nell’eternità, perché è questo il bene difficile da compiere in ogni circostanza della mia giornata. Sono convinto di stare vivendo soltanto il ”primo tempo” del film della mia vita e che il secondo dipenderà dal bene che avrò compiuto in questo. Ma perché mi viene tanto difficile comportarmi nel modo giusto, anche quando vedo chiaramente ciò che dovrei fare? Penso di non essere il solo, ma che molta altra gente sperimenti sulla propria pelle la tensione interiore della scelta tra il bene e il male nelle piccole faccende di tutti i giorni, come, tra l’altro, è ben rappresentato anche nei film degli eroi che preferisco o in alcune serie televisive, come quella di Don Matteo, per non parlare di tanti protagonisti di alcuni bei romanzi a partire da “Pinocchio” fino al “Signore degli Anelli”, dove il mio amico Frodo non si arrende mai nonostante l’enormità del male che lo minaccia. Spesso io invece cado nel tranello che il male mi tende: distrarmi dai piccoli doveri quotidiani con qualcosa che lì per lì sembra un bene più attraente, che sembra non far male a nessuno. Se quando devo fare un compito per la scuola o riordinare la mia stanza trovo subito qualcosa di più divertente da fare, figuriamoci quando devo difendere scelte di vita molto più impegnative. Il male che mi attrae, infatti, si nasconde sotto mentite spoglie: all’inizio si mostra come una cosa buona, desiderabile, addirittura si traveste di generosità, ma alla fine si rivela per quello che è davvero, lasciando un orribile amaro in bocca e un salatissimo conto in sospeso da pagare...Il male, quindi, è quella forza contrapposta al bene, che mi tende agguati, facendomi pensare che sia una cosa giusta per me, ma che in realtà è dannosa. Quasi nessuno infatti compie il male per pura malvagità, ma perché lo scambia per un bene: è un inganno subdolo da tenere sempre ben presente in mente. Adamo ed Eva ci sono cascati e così tutti noi li seguiamo a ruota, perché il metodo è sempre lo stesso! E non serve a nulla giustificarsi chiedendosi “ma che male sto facendo?” perché la domanda giusta da farsi è “ma che bene sto facendo?”. C’è un’enorme differenza. Invece di presumere che sono già nel giusto, devo ricordarmi di dover aiutare, rendere migliore qualcuno, in primo luogo me stesso. Il male infatti non danneggia solo chi lo compie, ma dilaga e coinvolge chi sta intorno, direttamente con un’azione cattiva o indirettamente con il cattivo esempio. Allora se ogni volta riesco a pormi la domanda giusta, penso e capisco che devo smettere e cambiare atteggiamento. Oggi nel mondo sembra che ogni cosa sia lecita pur di prendere scorciatoie e arrivare in alto nella carriera o nella ricchezza, sembra che l’apparire in un programma televisivo, anche il più superficiale ed immorale, il vantarsi di comportamenti di cui ci si dovrebbe vergognare sia un buon modo per essere felici. Ma questa è la strada sbagliata! Questo è un bene falso, senza alcun dubbio! Anche l’indifferenza è un grande male, molto subdolo poiché sembra di non danneggiare nessuno, ma in realtà una persona che non viene degnata di uno sguardo a lungo andare viene ferita nel suo cuore, una ferita che difficilmente si rimargina. A scuola e tra gli amici questo non deve capitare. Però io so che c’è sempre una persona che non mi volterà mai le spalle e che mi vorrà sempre bene: questa persona è Dio. Lui non solo mi aiuta, ma mi tira su di morale solo se gli rivolgo un pensiero, non mi abbandona, mi consiglia la cosa giusta, mi dice sempre la verità e vuole solo il mio vero bene, cioè farmi felice per sempre. Ecco perché io voglio impegnarmi a imboccare e percorrere la strada giusta, o come direbbe Dante la “retta via”. Voglio seguire Gesù, modello e maestro per eccellenza, che per il mio bene ha offerto la sua vita per me. Gesù mi ha detto “Ama il prossimo tuo come te stesso” e non “Ama te stesso più di ogni altra cosa”. In queste poche parole del Vangelo è spiegato cosa Lui si aspetta da noi. Per non farmi ingannare sul bene da compiere devo stare con Lui che mi ha assicurato “Io starò con te fino alla fine dei tempi”. Lui è il vero educatore , ma si fa aiutare anche da altre persone, i genitori, i sacerdoti, gli animatori e anche gli amici veri che non dicono solo cose divertenti, ma mi strigliano al momento giusto, mi aiutano quando sono in difficoltà, rischiando di apparire severi, ma in realtà dimostrandosi buoni, premurosi e sinceri di cuore. Quindi voglio farmi allenare da bravi coach, proprio come per il benessere fisico, come nello sport, come nel basket, il mio sport preferito, con esercizi piccoli ma ripetuti, forse anche un po’ noiosi, senz’altro faticosi, con piccole buone azioni di ogni giorno, cioè compiendo semplicemente i miei doveri fino in fondo, senza “imboscarmi” se l’allenatore non mi sta guardando, senza lamentarmi troppo per il sudore e l’impegno richiesto. Così ho imparato cosa sta dietro all’espressione “ti voglio bene”. So che chi desidera fare del bene non dovrebbe agire in base alla ricompensa, non è un “cacciatore di taglie del far west” anzi non dovrebbe aspettarsi nulla in cambio e non si dovrebbe vantare o far pubblicità del bene compiuto ma questo per me è un cammino ancora un po’ lungo, perché anche in famiglia, tra fratelli, c’è sempre la tentazione di soppesare e far notare tutto ciò che facciamo che, guarda caso, è sempre di più di quello che ha fatto l’altro! Ma so anche che il bene si diffonde, si propaga intorno alla persona che lo compie, come un’onda nel mare allargandosi sempre di più e contagiando gli altri di felicità. Per iniziare questa catena di bene c’è però bisogno di un uomo o di una donna che abbia il coraggio e la voglia di parlare e fare del bene e io voglio essere un ragazzo così. In questo modo posso migliorare non il mondo intero, ma almeno l’ambiente intorno a me. Conosco persone che sanno seguire la via giusta anche se più difficile, che mi stanno indicando il cammino, ma non voglio lasciare a loro tutto il lavoro nella speranza di risparmiare fatica. Vorrei invece imparare ad essere io in buon amico per avere a cuore il bene degli altri e continuare la catena.
Secondo classificato – Carolina BERIA
della classe III A Liceo Scientifico Salesiano “San Lorenzo” di Novara
Noi giovani (ovviamente non tutti) oggi siamo molto attratti dall’impulsivo istinto a “cogliere l’attimo”, ad agire senza farci frenare da riflessioni etiche, a rifiutare anche i più ragionati e condivisibili ammonimenti che provengono dalle nostre famiglie (almeno dalla maggior parte di esse), dalla scuola e più in generale dai contesti sociali in cui viviamo. Questo “modus vivendi” può essere interpretato come una scappatoia, che alla fine però non ci consente di scappare da nessuna parte. Credo, proprio in base alla mia esperienza, che per noi ragazzi sia difficile e scomodo percepire il desiderio del bene, e di avvertirlo come una priorità, credo invece che sia prima di tutto difficile conoscere il proprio cuore e sentire in esso il desiderio di vedere il bene oltre l’attrattiva del male. Molti di noi hanno un’impressione del proprio essere che spesso è negativa e si sentono vulnerabili. Alcuni giovani non accettano la propria famiglia, la scuola, la chiesa, la società e quindi non accettano se stessi, le proprie origini, i valori ai quali sono stati educati; questa è una cosa veramente terribile e distruttiva, in quanto è causa della loro debolezza e fragilità di fronte a se stessi e di fronte alle sfide del mondo; non si impegnano nella lotta, non riescono a trovare quella motivazione necessaria per cambiare in meglio facendo affidamento sulle proprie forze e sul bene sincero dei propri cari, ma credono di raggiungere i loro obiettivi barando, attraverso le scorciatoie. E’ necessario scoprire che cosa si intravede in fondo alla via più facile, se davvero consente di giungere ad un obiettivo utile, intuire i risvolti dei comportamenti e degli atteggiamenti che vanno verso una direzione piuttosto che in un’altra. Quante sono le vie facili per essere vincenti (o almeno così si pensa) ! Le dipendenze, uno dei mali più frequenti di oggi, come alcool, droga, relazioni veloci e compulsive, potrebbero farci sentire meglio, ma è solo un’illusione: sono paragonabili a sabbie mobili , che ci affondano lentamente, se non ne stiamo lontani o se non abbiamo il coraggio di allontanarci, le facciamo diventare più grandi di noi e alla fine diventiamo un tutt’uno con quella palude. Preferisco sognare ad occhi aperti, è vero; poi bisogna agire, muoversi, fare, ma ogni volta mi si aprono il cuore e la mente a nuove prospettive, a nuovi orizzonti. Fare di tutto per non sentire, non vedere può anche distrarre dal problema ma chiude la porta alla possibilità di scoprire quali sono i nostri veri talenti. Certo è difficile parlare della nostra coscienza, ma, se non vogliamo vedere quello che ci sta succedendo, rimaniamo fermi al punto in qui siamo e non andiamo da nessuna parte; tutti, ma soprattutto noi giovani, abbiamo sempre molto da imparare, non bisogna essere pigri, se non ci si vuole assumere le responsabilità e si delega tutto agli altri o non si fa nulla per gli altri è più facile, perché così non si sbaglia e non si perde del tempo, ma si è davvero felici? La felicità è anche accettare di rischiare e guardare oltre il proprio tornaconto, ed è l’unico modo per crescere e anche per vincere. Per noi ragazzi fare parte di un gruppo può aiutare a farci sentire più forti ma a volte bisogna avere il coraggio di essere noi stessi e di ascoltare la nostra coscienza soprattutto quando, per essere accettati, dovremmo fare cose che tutti fanno, ma che noi in realtà non condividiamo. Personalmente cerco di non seguire ciecamente le regole, parlare come gli altri parlano, vestirsi come gli altri vestono, mangiare come gli altri mangiano, credere in quello in cui tutti gli altri credono: sarebbe più comodo, ma mi sentirei una marionetta, pronta ad essere manipolata da chiunque in balia di modelli mediocri. Seguo le tendenze secondo il mio criterio, cerco di non farmi condizionare dai preconcetti: coltivo amicizie che non mi pongano mai delle condizioni, non voglio perdere la mia identità. Ognuno di noi deve lavorare sui propri punti di forza, facendone un veicolo del bene. Rimandare e scappare, o peggio, essere indifferenti, potrebbe apparire uno dei modi più comodi per vivere, ma anche dimostrarsi il modo più veloce per rovinare la nostra esistenza. Non dobbiamo permettere che il timore di uno sbaglio o di una delusione impedisca al coraggio e alla nostra creatività di renderci migliori. Siamo giovani e dobbiamo prendere atto del fatto che di occasioni per compiere passi falsi nella nostra vita ce ne saranno ancora molti ma dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che gli errori commessi proietteranno le nuove cognizioni acquisite verso un futuro sempre più stabile e solido.